LA QUIETE PRIMA DELLA TEMPESTA RAZZISTA
Prendi un paio di casi di spaccio, un episodio di sclero con cibo buttato dalla finestra e biancheria stesa sulla ringhiera, aggiungi sindaci preoccupati, un pizzico di opposizioni allertate con contorno di cittadini spaventati e il piatto è servito: anche Feltre ha la sua “emergenza profughi”.
Nessun fatto eclatante. Come da tradizione la paranoia securitaria è tutta costruita sulla micidiale connection carta (straccia) stampata/sbirri/ cittadini preoccupati e razzisti vari, alimentata ovviamente dall’allucinante “gestione” statale di quella che viene chiamata emergenza profughi.
Ed è proprio l’approcio “emergenziale”, portato diretto della difesa armata delle frontiere e della gestione militare delle migrazioni (con tanto di accordi infami con paesi terzi come la Turchia), che porta il cittadino a vedere in chi arriva non degli esseri umani come lui, con braccia, gambe e desideri ma, appunto, dei profughi/invasori: masse umane senza futuro, peso economico e soggetti potenzialmente pericolosi per la Comunità.
Comunque concepiti alla maniera colonialista come esseri privi di desideri, da spostare qua e la come merce scomoda da stoccare il piu lontano possibile, al limite da educare alla vita in società. Privati di ogni prospettiva autonoma, ingabbiati tra il sistema/business dell’assistenza (magari pulendoci le strade a gratis, servili e grati a chi li ospita…) e l’illegalità (spaccio, lavoro nero) o la fuga.
Facciamo finta di non sapere che questa è gente che ha vissuto una micidiale odissea, pagando per arrivare qua, che ha visto compagni morire nelle maniere piu atroci. Persone scappate da guerra, siccità, regimi armati di armi italiane, amici dei nostri regimi. Gente che ha avuto la sfiga di nascere sopra un pozzo dell’Eni in Nigeria o a una miniera di Uranio di Areva in Niger (quelli che i razzisti chiamano i migranti economici). O semplicemente gente che voleva andarsene.
Donne e uomini che arrivati qui trovano muri, filo spinato, giungle, razzisti e fascisti di merda, opportunisti e indifferenti, rastrellamenti, deportazione, CIE e Campi… e quando va bene vengono parcheggiate in attesa di non si sa bene cosa.
Persone che vogliono vivere come noi respinte da persone che sanno che non tutti possono vivere come noi, perché noi stessi facciamo fatica a reggere il ritmo…
Questo sembra il classico periodo di quiete tesa prima di una tempesta che pare auspicata da tanti. Un qualsiasi episodio, anche il piu innoquo, può scatenare la caccia al profugo, sport in voga di questi tempi: Gorino e Quinto di Treviso non sono lontani.
Che fare quindi? Leggere la realtà per quella che è: è in corso una guerra in cui sempre meno ricchi schiacciano sempre piu poveri. Buttare nel cesso identità nazionali e religiose. Armarci potentemente di solidarietà e pratiche da opporre ai razzisti, vedere le persone che migrano come possibile alleat* per combattere il mondo che produce “stranieri”, guerra e miseria. Farlo in tutte le forme che ci verranno in mente, può essere un buon punto di partenza.