LA PENA DI MORTE SOCIALE
Chiamiamo Pena di morte sociale questo decreto sicurezza-immigrazione. Ovvero la morte sociale per decreto di Stato di tutti quelli che non possono o non vogliono ridurre le loro relazioni sociali, i desideri, i loro affetti, dentro un circuito infernale determinato dalla capacita di reddito, di consumo, di mobilità mercantile. Al di fuori di questa gabbia resta solo la sopravvivenza ai limiti. La ribellione, la trasgressione, la lotta sono invece le uniche vie di fuga, l’unico cortocircuito.
Nel 2017 il ministro dell’interno del PD Minniti introduceva la sua famigerata legge sulla “sicurezza urbana” che dava il via, tra l’altro, a DASPO e a misure contro le occupazioni abusive di immobili. Ovvero pugno duro e più vigilanza nei confronti delle fasce più deboli della popolazione.
Oggi Salvini, grande ammiratore del lavoro di Minniti, non fa che proseguire sullo stesso solco tracciato dal maestro, ampliando col nuovo decreto “sicurezza – immigrazione” le fattispecie di reati punibili con la detenzione, guarda caso contro migranti e generalmente contro chi si ribella. Ad esempio il blocco stradale con o senza cassonetti sarà punito con pene da uno a sei anni, l’occupazione abusiva di immobili invece con pene da 2 a 4 anni…
La ciliegina sulla torta è data dalla dotazione di Taser a forze dell’ordine e polizie municipali delle città, nonostante abbia causato 1000 morti in USA.
Centrosinistra, centrodestra, 5 Stelle, tutti hanno perseguito e condiviso il medesimo progetto, il loro BENE COMUNE. E continueranno a farlo.
Persone senza tetto, ambulanti, parcheggiatori senza permesso, artisti di strada, persone che chiedono l’elemosina, occupanti di abitazioni, migranti e profughi sono stati costruiti dalla retorica razzista e suprematista come soggetti problematici per l’ordine pubblico, da controllare.
Prima o poi, anche altre parti della popolazione diventeranno oggetto di quelle politiche di repressione: per fare un esempio la pensione media percepita in provincia di Belluno è di circa 800€… Un reddito da potenziali futuri “soggetti scomodi” per il decoro urbano e il consumo.
Nella vera e propria guerra ai poveri in atto, la galera è l’orizzonte incombente per chi non ci sta dentro, non ce la fa, per chi vive di espedienti, per chi ha fame o freddo, per chi non vuole sottomettersi, per chi si riappropria di ciò che serve per vivere dignitosamente, per chi si autorganizza per farlo. La stragrande maggioranza di chi finisce in prigione è povera gente punita per reati minori, è un dato di fatto.
Il 26 settembre 2010 la morte di Mirco Sacchet nel carcere di Belluno ci ha sbattuto in faccia la cruda realtà: terribili condizioni fisiche e psicologiche dei detenuti, sovraffollamento, umiliazioni, percosse e psicofarmaci sono la quotidianità. Ma la cosa più atroce che ci ha insegnato è che di carcere si muore!
Sta a noi organizzarci e batterci per invertire la tendenza, rispondere decisi agli attacchi fascisti e razzisti a migranti e solidali, sconfiggere la propaganda creata ad arte per fomentare una guerra tra poveri che invece, uniti, dovremmo fare alla società dello sfruttamento e della miseria.
SABATO 6 OTTOBRE 2018 DALLE 15 TUTT* SOTTO IL CARCERE DI BALDENICH (BL) PER UN PRESIDIO SOLIDALE, CON MUSICA E MICROFONO LIBERO.