Sull’incontro “Fora Hydro” del 5 luglio al Postaz

Con il consueto ritardo pubblichiamo il resoconto dell’incontro “Fora Hydro”, tenutosi il 5 luglio al postaz. Una serata partecipata che si è trasformata in una vera e propria assemblea molto determinata, in cui ci siamo resi conto di tutta l’urgenza di riprendere l’iniziativa dal basso su argomenti che riguardano direttamente la vita di tutti/e. 

Un ritardo che però ci ha permesso di leggere le ultime dichiarazioni sui quotidiani locali, dei responsabili di Hydro Italia e dello stabilimento di Feltre, che ci avvisano con chiarezza che il loro progetto andrà avanti, prendere o lasciare. O ci fidiamo sulla parola che la fabbrica non inquina e che la Hydro vuole solo il nostro bene, o che il comune, la provincia, (e tutti noi) facciano pure quello che vogliono: il loro “progresso” non si ferma!

Report dell’incontro “Fora Hydro” del 5/7/19 al Postaz

Fora Hydro – l’urlo che si sente da anni in Amazzonia, dove le comunità indigene si battono da anni contro le devastazioni e la morte.

Fora Hydro – lo urliamo noi, da Feltre, dopo anni di inquinamento nello stabilimento di via Monte Grappa.

La Terra sta diventando invivibile, ma anche Feltre non se la passa benissimo. Inquinamento, devastazioni e cancro sono epidemie silenziose che ci attanagliano. 

Non saranno le scelte individuali o lo stile di vita eco-compatibile a salvarci. 

Opporsi all’ennesimo aumento delle nocività per chi qui ci lavora e qui ci vive è la nostra risposta all’arroganza di chi pensa solo ad arricchirsi e se ne fotte di tutto il resto!

Queste sono le parole con cui è stata lanciata la serata del 5 Luglio e forse sono le stesse con cui ognuno di noi, quella sera tornando a casa, si è trovato a fare i conti nel bene e nel male, con l’impressione di essere di fronte ad un bivio, con sé stesso e con gli altri. 

Tutto è inizato con la proiezione di un video sull’operato di Hydro a Barcarena in Brasile, dove gli scempi compiuti dal colosso norvegese sembrano parlare da soli e insieme alla situazione di globalità in cui siamo immersi, ci fanno ben intuire chi ci troviamo davanti.

A seguito del video è stato presentato l’elaborato “Una colata vi seppellirà (ancora)” nelle sue varie parti, frutto di un lavoro collettivo di ricerca e riflessioni sugli affari e le azioni di Hydro in giro per il mondo e a Feltre oggi come in passato, dal ricatto del lavoro alle catastrofi ambientali, che è stato di buono spunto per il dibattito seguente.

Fra i vari interventi riportiamo quello di alcuni tra gli estensori del “Dossier di osservazioni al progetto di ampliamento fonderia Hydro Extrusion Italy S.R.L.”, che attraverso la lettura di alcune delle sue parti, ha chiarito e rivelato molti aspetti tecnici ancora in ombra. 

Per citarne alcuni: la fusione di rottami di alluminio (cioè molto probabilmente rifiuti con olii, vernici e altre sostanze chimiche) passerà  da 11000 a 19000 tonnellate, il 72% in più…

La nuova fonderia Hydro potenzialmente inquinerà come uno degli inceneritori più grandi d’Europa!

Altro intervento di particolare interesse è stato quello di un ragazzo di Bassano che ha riportato delle riflessioni sugli avvenimenti di Brendola di qualche giorno fa quando una piccola fabbrica di vernici è saltata in aria rilasciando nell’ aere quantitativi di inquinanti 100 volte superiori alla norma, per via di dispositivi antincendio non funzionanti. Tanto per rendere l’idea di cosa potrebbe accadere se per qualche ragione di tipo economico si risparmiasse sulla sicurezza. A questo proposito qualcuno ha citato l’allora direttore della Sapa di Feltre (ora Hydro) che ad un’assemblea pubblica indetta 10 anni fa per parlare dell’ultimo ampliamento della fonderia, confessò candidamente la completa mancanza di “filtri” che attutissero le emissioni fino al 2009 (dal 1943…) 

Sempre a proposito di nocività industriali altri hanno citato la contaminazione da Pfas in Veneto che interessa centinaia di migliaia di abitanti nelle province di Padova, Verona e Vicenza, coinvolte nell’inquinamento idrico da perfluoroalchilici, tra lavoratori della Miteni di Trissino e gente che abita in quelle zone. E via così di orrore in orrore, fino ad arrivare all’allucinante vicenda dei morti da cromo esavalente disperso dalla Tricom Galvanica a Tezze sul Brenta.

A seguito della serata e dei contenuti emersi, che non possono sicuramente essere resi con giustizia in mezza facciata di parole, una cosa appare chiara:

Mentre Norsk Hydro si prepara all’ampliamento produttivo di agosto (o dicembre), incurante delle richieste dell’amministrazione comunale (anzi mettendo al lavoro il suo esercito di avvocati contro la città è la Provincia, per opporsi al progetto di controlli quotidiani sulle emissioni), non vi è ancora alcuna forma di opposizione dal basso che riesca a districarsi tra ricatto del lavoro e norme ambientali sempre troppo permissive. 

Che non si attesti nell’attesa dei tempi della burocrazia e dei corsi e ricorsi nei tribunali, mentre le multinazionali vanno avanti a testa bassa coi loro sinistri progetti di “investimento sulla città”. Diciamocelo: una multa di 100000€ o di 1000000 fa solletico a chi fattura centinaia di milioni!

Per portare un critica forte e pratica a ciò che questo mostro è e a ciò che rappresenta, ossia un sistema economico basato sullo sfruttamento, sull’arricchimento di pochi a scapito di tutti, che non produce forme di vita ma semmai le distrugge.

Riportato tutto questo ciò che resta siamo noi: tutti noi che qui respiriamo e viviamo.

Noi che dobbiamo fare i conti con la nostra consapevolezza, con le parole che ci ronzano in testa tornando a casa alla sera…

Che fare?


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